Domenica 27 maggio si è tenuto a Treviglio (BG) il primo raduno ufficiale autorizzato dall’ENCI che consentirà di riconoscere ufficialmente come razza i cani da pastore originari delle montagne del Triveneto e della Lombardia orientale nonché delle relative aree di transumanza verso il mare.

Noto come pastore della Lessinia nella provincia veronese, pastore del Lagorai nei complessi montuosi del Trentino e del Veneto centrale, o semplicemente pastore delle Alpi, la nostra popolazione canina conserva un’elevata omogeneità e tipicità dei soggetti.

È stata una giornata molto intensa, che ha registrato una partecipazione di esemplari ed entusiasmo sorprendenti, fondamentali per dare vita a un registro genealogico dedicato all’allevamento e alla selezione dei cani secondo i criteri zootecnici previsti dall’Ente Nazionale per la Cinofilia Italiana.

Il progetto finalizzato a riscoprire e valorizzare la nostra antichissima razza di cani, inaugurato in occasione alla Fiera di Erbezzo nel settembre 2016, sta facendo segnare un record dopo l’altro.

Il primo record riguarda i tempi: la perfetta organizzazione della Società Italiana Pastore della Lessinia e del Lagorai, la nostra associazione costituita da volontari appassionati cinofili legati alle tradizioni rurali della propria terra, ha consentito di giungere in meno di 2 anni alla tappa finale, che rappresenta il naturale coronamento di un programma di ricerca sul cui successo in pochi sarebbero stati disposti a scommettere.

Il secondo record riguarda l’affluenza: pur essendo il primo appuntamento ufficialmente autorizzato dall’ENCI, ha riscontrato una partecipazione mai vista prima a livello nazionale per un raduno di razza, nettamente superiore a tutte le iniziative analoghe varate nelle altre Regioni italiane in cui sopravvivono razze canine autoctone in corso di riconoscimento.

Sono stati presentati oltre 100 esemplari, accompagnati da sostenitori e appassionati provenienti da tutte le provincie del Nord-est.

Nutrita pure la rappresentanza di pastori di professione, che hanno dato un contributo determinante alla causa sacrificando per un giorno il lavoro con le greggi, nelle malghe e nelle aziende agricole dove tutt’oggi questi cani sono impiegati come conduttori e paratori di animali da allevamento. Sono loro che hanno garantito la sopravvivenza di questa razza, mantenendola incontaminata (mentre in altre Regioni sono evidenti le tracce di meticciamento con più famose razze internazionali) e soprattutto funzionale nel lavoro, temprata con la dura selezione naturale costituita dalla transumanza. E proprio sul loro lavoro dovremo investire per il futuro, coniugando la saggezza della tradizione con la conoscenza delle più moderne scoperte scientifiche.

Uno dei successi di cui la Società Italiana Pastore della Lessinia e del Lagorai va più orgogliosa è il movimento popolare che si è costituito ovunque e che cresce di giorno in giorno, a testimonianza del fatto che il patrimonio zootecnico regionale è un bene prezioso da salvaguardare ad ogni costo, per evitare le tentazioni economiche offerte dell’allevamento di razze animali (anche canine) più redditizie e influenzate dalla moda del momento. È il caso delle pecore come la Brogna, la Foza, la Lamon, come della capra pezzata Mòchena, razze autoctone con le quali da sempre lavora questo formidabile cane da pastore.

Grazie al gran numero di esemplari presenti, l’ENCI ha avuto la possibilità di acquisire le informazioni statistiche necessarie a perfezionare lo standard ufficiale, anche grazie al confronto visivo con le altre razze di cani da pastore presenti (Cane delle Alpi Apuane, Pastore di Oropa). Tutte le valutazioni saranno suffragate con un’analisi del genoma secondo le più sofisticate e avanzate tecniche di indagine internazionali, per la quale sono stati conferiti a un laboratorio di ricerca scientifica i campioni di DNA acquisiti nel corso della giornata.

Tutti questi elementi saranno necessari per giungere alla delibera finale, per la quale la commissione esaminatrice composta dagli esperti giudici (Guidobono Cavalchini, Bellan Faletti, Massimello, Baria) ha espresso un sincero ottimismo, basato sia sulla qualità dei soggetti presenti, che sull’efficienza organizzativa della nostra associazione.

Non resta dunque che attendere l’inaugurazione del Registro Supplementare Aperto nel Libro Genealogico, che dovrà essere deliberata nel prossimo futuro previo parere favorevole della Commissione Tecnica Centrale dell’ENCI, nel quale saranno iscritti i capostipiti di razza selezionati in questo e nei prossimi raduni, nonché delle generazioni future che da questi nasceranno, dotandoli del tanto sospirato pedigree che potrà scongiurare definitivamente l’ipotesi di estinzione di questa razza troppo a lungo ignorata dalla cinofilia ufficiale fino ad oggi.

Ci teniamo infine a precisare che, laddove le competenti autorità dell’ENCI dovessero riscontrare sufficienti affinità genetiche, oltre che morfologiche, potrebbe essere considerata l’ipotesi di convergere verso una razza di interesse nazionale (così come accaduto in Germania oltre un secolo fa, quando diedero vita al Pastore Tedesco).

La Società Italiana Pastore della Lessinia e del Lagorai ha offerto sin da subito la propria disponibilità a cooperare in tal senso, secondo le direttive che eventualmente saranno stabilite dall’ENCI.

Bisogna sottolineare però che qualunque errore, anche commesso in buona fede, potrebbe danneggiare seriamente il buon esito del progetto, è necessario salvaguardare in ogni modo la nostra razza, in quanto i severi requisiti imposti dalle linee guida internazionali FCI ci impongono di sviluppare una popolazione canina di almeno 500 esemplari, raggruppati in almeno 8 linee di sangue non imparentate tra di loro.

Per questo è fondamentale che nessuno dei nostri soci si accordi per organizzare cucciolate insieme a esemplari di Pastore di Oropa o di Cane delle Alpi Apuane e per quanto possibile non vengano ceduti cuccioli a residenti nelle rispettive aree di origine (Piemonte, Liguria, Toscana).